“Tornare ai Giochi Olimpici dopo dodici anni di assenza è un’emozione fantastica”, commenta così, quasi con il nodo in gola, il DTN della Sezione di artistica maschile Giuseppe Cocciaro, che nel 2012 era consigliere federale ed oggi è un novello Prometeo, colui che ha portato la luce dell’Olimpo agli uomini in terra. “Merito di questi ragazzi. Sono forti, coesi, ed hanno messo da parte i propri individualismi per gareggiare da squadra. La loro caratteristica è la pulizia esecutiva. Sono riusciti a fare una gara quasi dritta e in quei rari casi dove qualcuno è andato in difficoltà hanno funzionato bene le coperture. L’esecuzione è stata e rimarrà il nostro punto di forza. A casa poi ho lasciato altri talenti che fanno parte di una rosa lunga e intercambiabile. E’ anche merito loro se siamo qui a festeggiare, perchè in collegiale ce l’hanno messa tutta, alzando l’asticella dell’intero gruppo – prosegue il tecnico marchigiano che poi, con il suo noto ottimismo, si sbilancia in una previsione da brividi: “A Liverpool in finale chiudemmo ai piedi del podio, qui vorremmo migliorare. E se mi chiedete cosa andremo a fare a Parigi, rispondo a prendere tre medaglie”.
“E’ stato qualcosa di inaspettato, ma non casuale, perché dietro c’è un lavoro meticoloso – aggiunge Levantesi, finalista alle parallele pari e protagonista di una strana caduta nel penultimo esercizio dei quattro alla sbarra, dove nell’arrivo in doppio teso invece di due avvitamenti ne ha tentati tre. “Sì, ho avuto un problema nella presa e mi sono trovato in una posizione del corpo diversa così ho provato a caricare di più l’uscita, ma è stato inutile. Mi spiace di aver messo tanta pressione in più addosso a Yumin che saliva dopo di me, ma lui mi ha detto, a fine gara, che gli è servito per caricarsi al massimo”. Abbadini purtroppo con 14.033 è arrivato ad un decimo dal brasiliano Arthur Mariano, l’ultimo degli ammessi con 14.133, ed è seconda riserva, all’undicesimo posto, preceduto anche dall’olandese Bart Deurloo a quota 14.100. “Sono entrato in gara senza troppi pensieri – ci racconta il bergamasco, sempre serafico e sorridente – Non ho mai guardato ai punteggi, ero concentrato sul mio esercizio, consapevole di poter fare bene e dare il mio contributo. E comunque a Matteo dovevo il favore dei paracalli che mi ha prestato agli anelli uando si sono rotti i miei”.
“Queste gare si giocano sul millesimo di punto – aggiunge Levantesi – per questo ho presentato una difficoltà abbastanza importante, tenendomi qualcosa per l’eventuale final eight. Per ora mi sono tolto la soddisfazione di battere l’olimpionico alle parallele di Rio de Janeiro, Oleg Verniaiev, che non era proprio l’ultimo arrivato. E adesso mi godrò tutto il resto, non ho nessuna intenzione di riporre i miei sogni nel cassetto”. Contento, con quel suo fare scanzonato, il terzo finalista individuale, Lorenzo Casali. “Come mi sono svegliato questa mattina? Con il raffreddore – esordisce sorridendo – Sabato notte ho dormito molto poco, per fortuna però sono riuscito a recuperare. Devo aver preso un colpo di freddo. E pensare che sono un qualificato e un potenziale partecipante mi fa tornare i brividi. Nulla si sarebbe potuto mettere tra me e quei cinque cerchi. Le Olimpiadi le vedevo in tv quando ero piccolo. Seguivo Chechi, Cassina, potrebbe toccare anche a me, tra un anno. A Parigi andranno quelli più in forma al momento della convocazione, ne siamo consapevoli e lavoreremo tutti al massimo per rendere la scelta del DTN più difficile. Nell’all around di Anversa invece non ho nulla da perdere. Certamente non posso ambire al podio ma voglio esprimere una buona ginnastica”.
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