Il risveglio è dolce sulle rive dello Schelda. Il “the day after” della nazionale italiana maschile non avrà l’oro in bocca – essendo il Giappone forse irraggiungibile per chiunque – ma i diamanti sì. Diamanti che sono la materia prima di Anversa e la metafora di una qualificazione olimpica FGI, a dir poco, sbrilluccicante. E a Parigi l’ItalGAM non c’è andata con il patema d’animo di Stoccarda nel 2007 per Pechino o del Test Event di Londra nel gennaio del 2012, quando Cassina e compagni realizzarono davvero un’impresa, bensì con “la pipa in bocca”, come si dice nel gergo ippico per descrivere una vittoria comoda. Il sesto posto davanti a corrazzate planetarie, ad esempio la Cina, non solo apre a Bartolini e soci la porta della final eight di domani sera, in diretta su Rai Sport, ma conferma un trend impressionante che ha visto, in poco più di un anno, il gruppo del coach Cocciaro arrivare secondo in Europa a Monaco di Baviera, ad agosto 2022, quarto al mondo a Liverpool, a novembre, primo, sempre nel campionato continentale, ad Antalya lo scorso aprile. E tutto ciò con un gruppo ampio, disponibile e talentuoso, che non si limita ai sei presenti in Belgio – in tribuna tra il pubblico c’erano Marco Lodadio, Salvatore Maresca e Nicolò Mozzato venuti ad incitare la squadra – anzi si estende a tanti altri profili interessanti e utili per quella sana rivalità interna che vedremo in pedana, gara dopo gara, sulla road to Paris 2024.
“Tutti per uno, uno per tutti”, avrebbero gridato i moschettieri del re di Francia. E fa impressione, vedere che proprio la Francia, oggi, pianga una mancata qualificazione ai Giochi casalinghi, mentre gli azzurri festeggiano un risultato, scontato solo per chi non conosce la ginnastica. Basta guardare quanto è corta la classifica per rendersene conto. In un punto e mezzo sono raggruppate sette federazioni, dal Canada quarto con 249.260 alla Turchia decima a quota 247.692. Un errore al cavallo con maniglie o una caduta in più alla sbarra e si scivolava nelle retrovie, buttando al vento il lavoro di un quadriennio. COme accaduto all’Ucraina, al Brasile, agli stessi padroni di casa, e, su tutti, ai campioni uscenti, i cinesi, entrati nell’ottetto per il rotto della cuffia. Martedì, dalle 19.30, insomma si torna sugli attrezzi. Gli italiani cominciano agli anelli, dove ieri c’era stato l’inconveniente del paracallo rotto di Yumin Abbadini. Il bergamasco era sceso dal castello, dichiarando subito il problema alla giuria che gli ha consentito di risalire per ultimo, dopo Lorenzo Casali, con i paracalli di Levantesi. Quest’ultimo avrà l’onore e l’onere di chiudere i mondiali in diretta su Rai Due, domenica 8 ottobre. Matteo, settimo alle parallele, ripartirà con il sesto pettorale, e si troverà di fronte gente del calibro del tedesco Lukas Dauser, leader provvisorio di specialità, Illia Kovtun, l’ucraino secondo, lo specialista nipponico Kaito Sugimoto, l’americano Yul Moldauer, il cinese Shi Cong, l’altro statunitense Asher Qhong e il secondo giapponese Kazuma Kaya. Gli unici italiani a vincere medaglie iridate sugli staggi pari furono Giorgio Zampori, Guido Boni e Paolo Salvi. Ma parliamo delle edizioni di Torino 1911 e Parigi 1913. Anche le semplici partecipazioni alla finale a otto si contano sulle dita di una mano.
Prima dell’exploit conclusivo del genietto della Virtus di Macerata, capace di pennellare esecuzioni al pari di un quadro di Rubens, toccherà, giovedì 5, a Yumin Abbadini, 11° nel concorso generale di ammissione con 82.532 (CL 13.533 – CV 13.500 – AN 13.500 – VO13.966 – PA 14.000 – SB 14.033) e a Lorenzo Casali 15° con 82.065 (CL 13.600 – CM 13.200 – AN 13.566 – VO 14.566 – PA 14.000 – SB 13.133). Il ventiduenne della Pro Carate, che è stato un po’ l’MVP dello spogliatoio, avendo aperto e chiuso la competizione azzurra al corpo libero e alla sbarra, con la seconda diventata decisiva dopo la caduta di Levantesi, partirà al cavallo con maniglie, la specialità simbolo del suo allenatore. Alberto Busnari, qui, ad Anversa, arrivò ad un passo dal podio, nel 2013, dopo essersi qualificato con il punteggio più alto. Il suo ginnasta, che a Liverpool chiuse ventunesimo, proverà stavolta ad entrare nella top ten dei superuomini. Dagli anelli prenderà il via, invece, la rincorsa del tigrotto di Hanoi. Il Lorenzino della Giovanile Ancona, che nel 2022 in Inghilterra concluse il giro completo sul gradino numero 13, è sempre più grande e consapevole dei propri mezzi. Neppure un leggero stato influenzale gli ha impedito di prendersi la sua seconda finale mondiale a 24, a scapito del neo campione italiano assoluto – a Padova, un mese fa – SuperMario Macchiati, finito 22° con il personale di 81.799 (CL 13.633 – CM 13.200 – AN 13.100 – VO 14.500 – PA 14.166 – SB 13.200) e fuori per la regola dei due atleti per paese. Regola che al momento, salvo prevedibili strategie e cambi dell’ultima ora, ha penalizzato il campione uscente, Daiki Hashimoto, terzo per una manciata di decimi, alle spalle dei due connazionali, Chiba e Kaya. Ricordiamo poi che la qualificazione olimpica passava anche dal concorso individuale. Voleranno quindi ai Giochi i seguenti otto ginnasti, senza la squadra ammessa a Parigi, con il punteggio più alto: Milad Karimi (KAZ), Artem Dolgopyat (ISR), Artur Davtyan (ARM), Krisztofer Meszaros (HUN), Lee Junho (KOR), Soares, Luca van den Keybus (BEL) e Andrei Muntean (ROU).
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