Simone sei divina!. Sotto gli occhi di Nadia Comaneci, seduta in tribuna autorità accanto al presidente della federazione mondiale Morinari Watanabe, Simone Bile vince il suo sesto titolo all around, dopo Anversa 2013, Nanning 2014, Glasgow 2015, Doha 2018 e Stoccarda 2019. La stella texana torna così dove tutto era iniziato, due lustri fa, all’Antwerp Sportpaleis, e dopo un paio di anni sabatici, si riprende la corona all around, che a Kitakyushu, nel 2021, in sua assenza, era finita momentaneamente sul capo di Rebeca Andrade, prima brasiliana a riuscirvi. La ventiseienne di Columbus porta così a 27 il suo bottino personale di medaglie FIG, di cui 21 d’oro, come mai nessuna in passato e chissà quando in futuro.
Simone è partita per terza sulla rincorsa dei 25 metri eseguendo un Cheng e tenendosi in caldo il Biles II per la final eight al volteggio di domani. Il suo 15.100, con una nota di partenza da 5.6 e un’esecuzione da 9.5, è un segnale inequivocabile per tutte le altre: la gara è aperta solo per l’argento e il bronzo. Nella rotazione successiva la leader del concorso di ammissione (con 58.865) ha pennellato la routine tra gli staggi come una pittrice fiamminga, inchiodando l’arrivo su un 14.333. In realtà qualche sbavatura esecutiva (8.333) e un collegamento mancato le rubano decimi che per altre sarebbero state un problema. Non per la più grande, the biggest, dei grandi attrezzi A metterle un po’ di pressione ci prova soltanto la Andrade che a metà gara è ancora dietro di poco. La trave chiude il discorso. Il 14.433 dell’americana, partendo da 6.4, è mortifero. Simone danza sui 10 centimetri di larghezza della specialità più ostica dell’artistica femminile come il cigno sul lago di Čajkovskij. I cinque metri di lunghezza l’avvicinano alla meta e più che una routine ginnica, la sua, sembra una passerella. La brasiliana, che non è propriamente una travista, è a più di un punto di ritardo e viene superata dall’altra statunitense, Shilese Jones.
La sfida decisiva tra le tre non poteva che essere al corpo libero, dove, qui, in Belgio, la Biles vinse il suo primo titolo di specialità, precedendo Vanessa Ferrari. A Tokyo, invece, la paulista perse l’oro di misura contro Sunisa Lee, ma lo vinse in Inghilterra battendo proprio la Jones. Questa volta, non ce n’è per nessuna. Sua Maestà indossa l’ultimo diamante da 14.533 – permettendosi anche di inciampare sulla parte artistica – e con i tre punteggi su quattro più alti di giornata, il totale di 58.399, leggermente inferiore alle qualifiche del 1° ottobre, scala il podio fiammingo e si offre ai fotografi dal gradino più alto. Ai fianchi del trono ci sono Rebeca Andrade, con 56.766, felicissima del suo argento, che poi vale un po’ l’oro degli umani, e Shilese Jones – fallosa sulle note di Bellows – bronzo a quota 56.332. Insomma è come se la Biles avesse scavalcato il podio di Liverpool 2022, per guardare tutti dall’alto in basso. Intanto nel medagliere gli Stati Uniti pareggiano i conti con il Giappone nella maschile. Anversa ha il suo Re e la sua Regina, e tutti vissero felici e contenti.
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