USA, Gran Bretagna, Canada, Repubblica Popolare Cinese, Brasile, Italia, Paesi Bassi, Francia, Giappone, Australia, Romania e Repubblica di Corea si contenderanno l’oro a squadre nella Ginnastica Artistica femminile; Repubblica Popolare Cinese, Giappone, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Germania, Italia, Svizzera, Spagna, Turchia, Paesi Bassi e Ucraina quello nell’Artistica Maschile. Le atlete e gli atleti azzurri ci sono sempre e se la vedranno con i migliori avversari in circolazione, il risultato di un processo di selezione durato tre anni. Le donne stelle e strisce hanno dominato l’intero ciclo, da Tokyo in avanti, vincendo i mondiali del 2022 e del 2023, quasi a voler cancellare l’onta dell’argento olimpico. La Biles e compagne sono lanciatissime verso il quarto successo della storia americana, dopo i titoli di Atlanta ‘96, Londra 2012 e Rio de Janeiro 2016. Cinesi e nipponici, invece, si sono spartiti la posta iridata, in un equilibrio che si spezzerà tra pochi giorni o a favore degli olimpionici dei Giochi britannici oppure dei campioni dei Giochi brasiliani. Di sicuro fa rumore l’assenza dei campioni in carica della Russia, il convitato di pietra che nel Sol Levante fece il filotto, vincendo sia la gara a squadre GAM, sia la GAF.

Occhio agli outsider. A cominciare dalle brasiliane, la potenza emergente dei grandi attrezzi in rosa. Rebecca Andrade e socie si aggiudicarono un argento storico, a Tokyo, ma non sembrano volersi accontentare. Potrebbero rappresentare un serio ostacolo lungo la marcia trionfale americana. “Biles II” non è solo il nome dello Yurchenko doppio carpio indietro sulla rincorsa dei 25 metri ma anche il titolo più azzeccato della seconda vita di Simone, la quale, sconfitti i demoni del Giappone, come in un “revenge movie” alla Kill Bill è pronta a raccontarci il suo Volume 2. Nel frattempo, strada facendo, si è presa quattro titoli mondiali ad Anversa – nell’all around, per la sesta volta, a trave e corpo libero, oltre che con l’USA Team – così, giusto per affilare le unghie. Se la regina indiscussa è la neo Signora Owens, l’imperatore è sempre Hashimoto Daiki, che però dovrà guardarsi le spalle dal giovane connazionale, Oka Shinnosuke, campione del mondo junior 2019.

Tanti, tantissimi i generalisti in corsa per una medaglia con la dea Nike, tra di loro anche quelli che si sono qualificati individualmente, come l’argento iridato alle parallele asimmetriche, l’algerina Kaylia Nemour, oppure il bronzo al corpo libero, il kazaco Milad Karimi. O ancora il filippino Carlos Yulo e la spagnola Ana Perez, passati attraverso il criterio 5 di qualificazione, quello per attrezzo. Il circuito di World Cup, invece, ha premiato altri splendidi interpreti del calibro della belga Nina Derwael, la queen degli staggi di Tokyo, e il due volte medagliato mondiale al cavallo (argento a Liverpool e bronzo ad Antwerp) Ahmad Abu Al Soud, primo ginnasta giordano presente ad una Olimpiade. I recenti campionati continentali hanno deciso poi le ultime assegnazioni dei pass a cinque cerchi, con Emma Malabuyo – che ha portato a tre le presenze delle “women” filippine (contando pure Aleah Finnegan ecLevi Ruivivar) – e Marios Georgiou, il primo cipriota a vincere il titolo, nella nostra Rimini. L’australiano Jesse Moore si porterà sulle spalle le speranze dell’Oceania, Lynnzee Brown rappresenterà Haiti, ed anche questo è un primato, così come Lais Najjar la Siria.

Gli azzurri, che a Rio de Janeiro si presentarono con il solo Edalli nel gruppo misto e a Tokyo con Ludovico in coppia con Marco Lodadio, non sono dovuti passare, questa volta, dagli stetti pertugi dei criteri di qualificazione alternativi. La FGI è entrata dalla porta principale, senza penare neanche troppo, e ha piazzato entrambe le squadre, dopo aver sfiorato il colpo a Liverpool, in occasione dei Mondiali in Belgio, lo scorso ottobre. Alice D’Amato, Elisa Iorio, Manila Esposito, Angela Andreoli e Arianna Belardelli con la riserva Veronica Mandriota staccarono il biglietto con il 5° posto; Yumin Abbadini, Nicola Bartolini, Lorenzo Minh Casali, Matteo Levantesi, Mario Macchiati con Lorenzo Bonicelli al seguito, sono tornati sull’Olimpo, dopo dodici anni e due edizioni di assenza, grazie alla sesta piazza, nelle Fiandre. A Bercy, delle due rose mondiali, riserve a parte, non ci saranno Levantesi e Belardelli. Al loro posto i DTN Giuseppe Cocciaro ed Enrico Casella hanno preferito Carlo Macchini e Giorgia Villa.

Nella storia olimpica la squadra maschile ha vinto l’oro quattro volte (a Stoccolma 2012, ad Anversa 1920, a Parigi 1924 e a Los Angeles 1932) e il bronzo a Roma ’60. Il miglior piazzamento dell’era moderna, tolto quello della “brigata” Menichelli è la quinta posizione a Barcellona’92, conquistata, senza Jury Chechi infortunato, dai sei moschettieri Paolo Bucci, Gianmatteo Centazzo, Boris Preti, Ruggero Rossato, Gabriele Sala e Alexandro Viligiardi, con Marcello Barbieri in panchina. L’allora presidente Bruno Grandi sulle pagine de Il Ginnasta, prima della partenza per la missione spagnola, dichiarò, insieme al DTN Gianfranco Marzolla, di “nutrire la doverosa fiducia in coloro che hanno ben operato contando su buoni risultati che premino tutti noi della ginnastica italiana per il lavoro svolto”. Diciamo che il sentimento è lo stesso anche nei confronti di Bartolini & Co. Per le donne, che dire? Forse, per scaramanzia sarebbe meglio tacere. Di certo c’è il legno di Tokyo che ancora brucia e un record, quello delle Piccole Pavesi che resiste da quasi un secolo. La prima spedizione olimpica senza Vanessa Ferrari dal 2008, le doppie campionesse d’Europa 2022 e 2024, le Fate dell’Accademia di Brescia possono, anzi vogliono, lasciare il segno sulle pagine del CIO. Gamba ragazze!

ELENCO QUALIFICATI GAM
ELENCO QUALIFICATE GAF

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