Parigi fu scelta quale sede della seconda edizione dei Giochi Olimpici Moderni del 1900, in relazione alla deliberazione presa sin dal 1894 al Congresso di Parigi. I Giochi durarono dal 14 maggio al 28 ottobre e si svolsero in più riprese e in diverse località, tra grandi difficoltà derivate dalla concomitanza di un altro importante avvenimento, la terza Esposizione Universale, dalla quale furono sopraffatti e condizionati.

Parteciparono alla II Olimpiade 21 Nazioni e 1066 atleti (6 donne). L’Italia fu presente con 11 atleti e conquistò una medaglia d’oro negli sport equestri. Le gare di ginnastica furono disputate nei giorni 20 e 29 luglio e la partecipazione fu molto più numerosa della prima Olimpiade, anche se per lo più costituita da ginnasti francesi.

Il programma al Vélodrome de Vincennes, lo stadio principale dei Giochi (ufficialmente Vélodrome Jacques Anquetil – La Cipale), inizialmente concepito come velodromo di ciclismo e tornato ad esserlo nel 1924 (tra gli anni ’68 al ‘74 vi finiva il Tour de France con l’arrivo e le iconiche cinque vittorie di Eddy Merckx), comprendeva le prove agli anelli, alla sbarra, alle parallele, al cavallo con maniglie, la salita alla fune, il salto in alto, il salto in lungo, il salto triplo, un preliminare a corpo libero (obbligatorio e libero) e il sollevamento di una pietra di Kg. 50 per dieci volte da terra in alto. All’epoca, gli eventi di atletica erano spesso combinati con eventi di ginnastica.

Al contrario dell’edizione del 1896 che non aveva l’all-around ma le singole medaglie di specialità, fu assegnato un solo titolo olimpico per la classifica generale individuale, che fu vinto dal francese Sandras, dimostratosi nettamente il migliore dei concorrenti (ben 25 punti lo distaccarono dal connazionale Vas, secondo classificato). I francesi furono presenti con ben 109 ginnasti e figurarono tutti nei primi posti della graduatoria, riportando un buon successo complessivo anche se non fu compilata una graduatoria di squadra.

Oltre ai francesi parteciparono alle gare di ginnastica 9 tedeschi, 8 inglesi, 4 svizzeri ed un italiano: Camillo Pavanello. L’Italia avrebbe dovuto partecipare con una rappresentativa formata da quattro ginnasti. Per la scelta dei quattro campioni da inviare a Parigi la Presidenza federale aveva indetto 4 prove eliminatorie in sedi diverse (Roma, Milano, Genova, e Firenze), al fine di evitare ai ginnasti la spesa per recarsi ad un’unica sede. Furono di conseguenza formate quattro giurie e si stabili che i ginnasti dovessero raggiungere un punteggio minimo di 272 per conseguire il diritto a partecipare alla competizione di Parigi. Si iscrissero alle prove eliminatorie i ginnasti Seniori Cagnola Cavalli, De Simoni, Pavanello, Ronzoni, Righi, Tuzzi, Vanetti Zinzi e Mangani.

A Roma si presentò il bravo ginnasta Tuzzi della Società Ginnastica Roma che conseguì punti 278, a Milano De Simoni della Società Ginnastica Forza e Coraggio che si ritirò dopo la quinta prova per uno strappo muscolare e Vanetti di Varese che ottenne punti 278, a Genova Pavanello della Sampierdarenese che non raggiunse il punteggio prescritto ma fu ritenuto egualmente idoneo dalla giuria per le buone attitudini dimostrate. Gli altri iscritti non presero parte alle eliminatorie a causa di diversi impedimenti personali. All’ultimo momento il romano Tuzzi, che era considerato il migliore dei nostri ginnasti, comunicò con una sua lettera alla Presidenza federale di rinunciare al concorso di Parigi, perché temeva di non poter degnamente rappresentare il proprio Paese. Sulla decisione di Tuzzi dovette indubbiamente influire un’acrimoniosa campagna della stampa, contraria alla partecipazione italiana alle gare di ginnastica. Dopo la rinuncia di Tuzzi la Presidenza federale decise di non partecipare alle Olimpiadi.

Camillo Pavanello si recò ugualmente a Parigi per proprio conto, accompagnato soltanto dal Segretario della «Sampierdarenese» Ameri, e gareggiò con merito classificandosi ventottesimo. Fu il migliore dei ginnasti stranieri e si fece particolarmente ammirare nell’esercizio preliminare a corpo libero, dove conseguì il miglior punteggio e ricevette i complimenti dei due giudici entusiasti della sua esecuzione.

La brillante prova di Pavanello, che ottenne in premio una corona di secondo grado, una grande medaglia d’oro e due artistici vasi di Sèvres, smentì in modo clamoroso coloro che avevano osteggiato la partecipazione dei nostri ginnasti a Parigi. Camillo, che è scomparso nel 1956, era nativo di Terni, dove aveva iniziato nel 1900 la sua attività ginnastica sotto la guida del prof. Domenico Brombale prima e del prof. Sereno Sereni poi. Trasferitosi a Genova per motivi di lavoro nel 1899, si iscrisse subito alla Società Ginnastica Sampierdarenese che lo accolse con entusiasmo nelle proprie fila.

Un particolare interessante dal punto di vista storico: mentre il nostro Pavanello, unico italiano, gareggiava a Parigi il 29 luglio, re Umberto I fu assassinato a Monza da un anarchico dopo aver assistito ad una festa di ginnastica.

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