Alla vigilia delle qualificazioni olimpiche della ginnastica, a poche ore dalla cerimonia d’Apertura dei Giochi, cresce l’attesa e nelle more delle evoluzioni acrobatiche dei campioni e delle campionesse dei grandi attrezzi, quelli che danzano sulle pedane delle statistiche, per il momento, sono i numeri e i record da battere. Tredici olimpionici del recente passato mirano a confermare le proprie leadership e a difendere il proprio blasone a cinque cerchi dall’assalto della nuova e rampante generazione. Mai un’edizione olimpica aveva vantato così tanti ritorni in corsa per le quattordici medaglie dell’artistica maschile e femminile. Per cominciare sono tre le stelle provenienti dagli Youth Olympic Games che ora hanno la chance di brillare ai giochi dei grandi: la nostra Giorgia Villa (oro all-around, volteggio e corpo libero, nonchè argento alle parallele asimmetriche a Buenos Aires 2018), la brasiliana Flavia Saraiva (oro al corpo libero e argento all-around e trave a Nanchino 2014) e il rumeno Andrei Muntean (oro agli anelli e argento alle parallele pari a Singapore 2010).

Cinque sono le medaglie che Sua Maestà Simone Biles dovrebbe vincere all’Arena Bercy per eguagliare il primato assoluto di nove titoli olimpici che appartiene, al momento, alla russa ginnasta Larisa Latynina. Con la Super Star americana (oro all-around, squadra, volteggio e corpo libero, più il bronzo alla trave, a Rio 2016, argento a squadre e ancora bronzo alla trave, a Tokyo 2021) ci sono altre cinque olimpioniche a Parigi: le statunitensi Sunisa Lee (oro All-Around, argento a squadre e bronzo alle parallele asimmetriche a Tokyo 2021) e Jade Carey (oro al corpo libero nipponico davanti alla nostra Vanessa Ferrari), l’olandese Sanne Wevers (oro alla trave a Rio 2016), la brasiliana Rebeca Andrade (oro al volteggio e argento all around nel 2021) e la belga Nina Derwael (oro alle parallele a Tokyo).

Sono sette invece gli olimpionici maschili che illumineranno la Ville Lumier a partire da sabato 27 luglio. Davanti a tutti c’è l’Imperatore Hashimoto Daiki (oro all-around sbarra, nel suo Sol Levante, ma anche reduce dal “doloroso” argento di squadra, vinto in casa). Seguono a non troppa distanza altri miti della ginnastica come il britannico Max Whitlock (oro al Cavallo con maniglie a Tokyo e a Rio de Janeiro, dove vinse anche il titolo al corpo libero; tre le medaglie di bronzo, nell’all-around a Rio 2016, con il team GB e al cavallo di Londra 2012, davanti all’azzurro Alberto Busnari che a Parigi segue, da tecnico, Yumin Abbadini), il greco Eleftherios Petrounias (oro a Rio e bronzo a Tokyo, sempre agli anelli di cui è uno dei Signori della storia), l’ucraino Oleg Verniaiev (parallele d’oro e argento nel concorso generale a Rio 2016, quando ha insidiato fino all’ultima rotazione la corona di Kōhei Uchimura), l’istraeliano Artem Dolgopyat (oro al corpo libero giapponese, tre anni fa), il cinese Liu Yang (oro agli anelli e bronzo con la squadra a Tokyo) e il connazionale Zou Jingyuan (oro sugli staggi pari e bronzo con il team nel 2021).

Sedici anni e 54 giorni è l’età esatta della baby stelle e strisce Hezly Rivera (USA), la ginnasta più giovane di questi Giochi a salire in pedana quando inizierà la competizione femminile, il 28 luglio. Diciotto invece sono gli anni che il colombiano Angel Barajas (COL), il più piccolo della compagine maschile, compirà il giorno dopo la fine delle Olimpiadi, il 12 agosto. Proprio oggi invece festeggia ventitré anni l’azzurra Martina Maggio, che a Tokyo nel 2021 sfiorò il podio olimpico a squadre con Vanessa Ferrari e le gemelle Alice e Asia D’Amato. La brianzola è rimasta a Brescia come riserva, per scelta tecnica. Dieci di più, trentatré, né fa la brasiliana Jade Barbosa, che con la Ferrari ci gareggiava giovanissima, a Pechino nel 2008, e che adesso, a Paris, è diventata la veterana delle donne dell’artistica. Il nonno tra gli uomini, invece, è l’armeno Vahagn Davtyan, che farà il suo esordio olimpico all’età di trentacinque anni. Ventotto ne hanno gli azzurri Nicola Bartolini, più grande di qualche mese, e Carlo Macchini, entrambi classe 1996.

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