“Fare da apripista è stata una cosa molto emozionante” – racconta Mario Macchiati, il primo uomo di una squadra italiana maschile ad aprire la rotazione inaugurale delle qualifiche olimpiche dai Giochi di Londra 2012 – “Non direi difficile, perché in fondo dovevo solo fare il mio esercizio agli anelli. Niente di straordinario, mi sono allenato anni per questi momenti. È ovvio, l’atmosfera, la gente che urlava, i cerchi ovunque facevano un certo effetto, però sono riuscito a rimanere tranquillo. Peccato per la parallela. Ho commesso un piccolo sbaglio su un elemento che ha comportato un errore su quello successivo. Per fortuna i ragazzi hanno coperto bene il mio punteggio” – ha concluso il ventiduenne di Fermo in forza al gruppo sportivo delle Fiamme Oro.
“Mi sono ritrovato nella stessa situazione dei Mondiali di Liverpool – ha ricordato l’aviere scelto di Bergamo Yumin Abbadini, cresciuto da Alberto Busnari nel centro federale meneghino – Mi sono sforzato di non pensare che ero l’ultimo e che c’erano stati degli errori. Ho cancellato tutto e ho fatto il mio esercizio come sapevo di saper fare. Sono contento anche della mia sbarra, malgrado non sia andata proprio come volevo. Comunque alle Olimpiadi è bello pure essere riserva” – conclude ridendo il classe 2001 che domani farà il tifo per la fidanzata Elisa Iorio, una delle punte del tridente all around delle Fate di Casella.
“È assurdo – esordisce un incredulo Nicola Bartolini, il Michelangelo del corpo libero come venne ribattezzato in Giappone, sia per l’eleganza sia per i tattoo, quando nel 2021 vinse l’oro ai Mondiali di Kitakyūshū – Arrivo da stagioni dove non ci qualificavamo nemmeno per andarci ai Giochi. Beppe (il DTN Giuseppe Cocciaro, ndr.) ci ha preso come cani randagi, ci ha fatto da educatore cinofilo portandoci su una strada lastricata di cinque cerchi. Il DTN ha dimostrato la bontà delle sue scelte, per anni siamo stati criticati, mentre la femminile italiana raccoglieva successi, meritatissimi, e noi sembravamo così lontani da realtà straniere, inarrivabili. Bene, oggi siamo entrati in una finale olimpica e abbiamo due ginnasti tra i migliori sedici dei Giochi di Parigi. Dei risultati splendidi che stiamo portando a casa ultimamente, dai successi Europei ai piazzamenti iridati, questa è la ciliegina sulla torta. Non mi importa per la finale al corpo libero – aggiunge, parlando da vero capitano, il talento di Quartu Sant’Elena tesserato per la Pro Patria Bustese e allenato da Paolo Pedrotti all’Accademia di via Ovada, a Milano – tengo di più al percorso che stiamo facendo con il gruppo. Certo, un po’ rosico, ma la mia priorità era la squadra. La cerimonia di apertura? E’ stata umida. A me non è piaciuta. Mi hanno detto che anche da fuori non è stata un granché. Io ho sempre visto la sfilata nello stadio, nelle passate edizioni, con occhi innamorati. Ho immaginato una vita di sfilare, camminando. Invece, ieri, la magia si è rotta, anzi c’è stato il grande rischio che qualcuno si potesse ammalare, vanificando l’impegno di tre anni di lavoro”.
“Ho dato il mio contributo alla squadra, però meno di quanto avrei voluto – prosegue in mixed zone il poliziotto di Ancona, Lorenzo Minh Casali, originario di Hanoi, in Vietnam – Sono rimasto seduto sul cavallo, per qualche secondo, dopo il mio errore, pensando di aver rovinato tutto. Non me l’aspettavo. In quell’attrezzo, anche in situazioni di forma non ottimali, sono sempre riuscito a portare a casa l’esercizio. Fortunatamente i miei compagni mi hanno salvato, cacciandomi dai punteggi. Anche al corpo libero potevo far meglio, puntavo almeno al ruolo di riserva. Il sogno comunque continua, adesso abbiamo un’altra gara e daremo il massimo”.
“Ringrazio i miei compagni che hanno alleggerito la mia delusione, conquistando una bellissima finale – conclude un Carlo Macchini visibilmente deluso – Che botta, ragazzi! Ho avuto dei crampi allucinanti nel momento esatto in cui ho preso la rincorsa per afferrare la sbarra, all’inizio della routine. Non riuscivo nemmeno a piegarmi il piede con la mano. Ho voluto ringraziare il pubblico che mi ha sostenuto, malgrado la caduta, mentre un pezzo di Olimpiade stava finendo e il mio sogno personale si era ormai dissolto. Ho cercato di godermi al 100% quei momenti che rimarranno per sempre impressi nella mia memoria. In un certo senso mi sento di aver vinto lo stesso, perché non era facile concludere la sequenza dell’esercizio con quei crampi lì. Non so come ci sono riuscito, davvero. Che abbia sbagliato pure Hashimoto, il campione olimpico non mi consola affatto, perché il mio non è stato un errore tecnico, ma un problema fisico” – ha chiosato il terzo marchigiano della truppa, poliziotto come i corregionali, allenato da Marco Fortuna al Centro Tecnico FGI di Fermo.
“Macchini avrà sicuramente una seconda chance – ci svela il DTN Giuseppe Cocciaro, spoilerando in parte la formazione della finale, dopo che aveva attaccato al telefono con il Presidente Tecchi, che gli aveva fatto i complimenti – lunedì tornerà di sicuro sulla sbarra e potrà mostrare ciò di cui è capace. E non è detto che non sia pure nel terzetto al cavallo. Questi ragazzi sono stati fantastici. Si sono supportati a vicenda, nonostante gli errori di qualcuno. Il gruppo è formidabile e il nostro obiettivo, quello di andare in finale, l’abbiamo raggiunto, Adesso l’appetito vien mangiando e, senza pressioni o aspettative, proveremo a migliorare questo sesto posto. Barcellona ’92 è un traguardo che ci piacerebbe eguagliare o anche battere, ma chi sta davanti a noi è molto forte. Ci sono dei margini di miglioramento, visto quello che abbiamo lasciato per strada oggi, vedremo che succede il 29 luglio. E già il potervi dare questo appuntamento mi riempie di gioia”.
Ph.Bufolin/FGI
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