Che giornata incredibile! Nella prima delle tre dedicate alle finali di specialità della ginnastica artistica, l’americana Simone Biles ha vinto il suo terzo oro, l’irlandese Rhys McClenaghan ha conquistato al cavallo con maniglie un titolo inseguito per tutta la carriera e Carlos Yulo è diventato il primo uomo filippino a vincere un oro olimpico, in tutti gli sport. Domani e dopodomani verranno composti gli altri sette podi dei dieci totali per attrezzo, intanto dei tre atleti celebrati oggi sul gradino più alto, due provengono da Paesi che non avevano precedenti. L’altra è Simone Biles.
La regina dei grandi attrezzi femminili sembra inarrestabile. E per ora ha fatto sue tre finali su tre, inclusa quella a squadre, davanti alle Fate dell’Italia. Sulla rincorsa dei 25 metri la ventisettenne di Columbus ha eseguito per la terza volta il salto che porta il suo nome, lo Yurchenko doppio carpio. E lo ha fatto meglio degli altri, in un crescendo rossiniano. 15.700 il punteggio, partendo da 6.4 con un’esecuzione di 9.4 che paga anche la penalità di un decimo per l’atterraggio fuori linea. Con il successivo Cheng da 14.900 (D. 5.600 – E. 9.300) la media del portento stelle e strisce arriva alla quota imbattibile di 15.300. Il computo dei piazzamenti olimpici ora arriva a 10, di cui sette ori, a sole due lunghezze dal primato all-time di Larisa Latynina, la ginnasta più vincente di sempre. Fino ad ora.
“Sono super emozionata, anzi estasiata per come sono andati i miei salti – ha dichiarato raggiante in zona mista – Volevo eseguirli bene e penso di averlo fatto. Ho lavorato molto per riuscirci e per portare il Biles II ai Giochi Olimpici. Sono felice di averlo eseguito di nuovo e bene anche nella finale di oggi.”
La campionessa uscente, la brasiliana Rebeca Andrade ha abdicato lottando ma consapevole di avere di fronte una leggenda vivente. L’ argento, comunque, è la sua quinta medaglia, contando le due di Tokyo. La terza a Parigi, dopo il bronzo a squadre e la piazza d’onore nel concorso generale, sempre dietro Sua Maestà Simone. La due volte campionessa del mondo al volteggio, ad Anversa 2023 e a Kitakyushu 2021, ha messo a segno uno dei migliori Cheng della sua carriera, da 15.100, per poi aggiungere un Amanar da 14.833. La media del 14.966 avrebbe fatto gridare all’oro, se non ci fosse stata la Biles.
Tre anni dopo aver rinunciato al suo primo volteggio nella finale di Tokyo, l’altra statunitense, Jade Carey, ha messo in mostra un Cheng da 14.733 per poi blindare il bronzo con uno Yurchenko con due avvitamenti. Per la ventiquattrenne di Phoenix è la terza medaglia olimpica, la prima a non essere di colore giallo, dopo il successo al corpo libero in Giappone, davanti a Vanessa Ferrari, e il trionfo del Team USA qui, alla Bercy Arena.
A seguire si sono piazzate le altre finaliste dell’ottetto, la nordcoreana An Chang Ok (14.216), la bulgara Valentina Georgieva (13.983), la canadese Elsabeth Black (13.933), la sudcoreana, bronzo a Tokyo 2021 Yeo Seojeong (13.416) e l’altra canadese Shallon Olsen.
Sul fronte maschile, dicevamo, c’è un atleta che ha fatto impazzire di gioia l’arcipelago delle Filippine. Carlos Yulo ha trascorso gran parte della sua vita agonistica in giro per il Mondo, allenandosi in diversi paesi. Alla fine il ventiquattrenne di Manila con i tre avvitamenti e mezzo dell’ultima diagonale ha scritto un 15 tondo (con 6.6 di difficoltà) sul tabellone centrale dell’Arena, strappando il punteggio più alto al corpo libero dell’intera edizione. E dopo è scoppiato a piangere. Prima di lui soltanto la sollevatrice Hidilyn Diaz era riuscita nell’impresa nella categoria 55 kg ai Giochi di Tokyo.
“Sono sopraffatto“, ha detto Caloy, come lo chiamano nell’ambiente. “Sono grato alle persone che mi hanno sostenuto. Non ce l’avrei fatta senza di loro. Volevo davvero raggiungere questo obiettivo. Il mio sogno di sempre“
Il numero uno uscente, l’israeliano Artem Dolgopyat ha venduto cara la pelle, chiudendo secondo con il personale di 14.966, davanti al britannico Jake Jarman terzo a quota 14.933. L’argento di Dolgopyat è la terza medaglia olimpica di Israele nella ginnastica, mentre il campione iridato di Anversa, che è per metà filippino, si è unito a Yulo per festeggiare una giornata indimenticabile anche per sua madre Anna. Per la Gran Bretagna, Jarman è il secondo ginnasta, dopo Max Whitlock nel 2016, a vincere una medaglia olimpica nel corpo libero.
Non è da meno la storia di Rhys McClenaghan, che ha inseguito caparbiamente l’obiettivo dopo l’amaro settimo posto a Tokyo. “L’uomo chiamato cavallo” si è preso la medaglia più pregiata con un 15.533 che ha messo tutti d’accordo. È lui, l’irlandese di County Down, il più forte sulle maniglie francesi e lo sta dimostrando dall’inizio del triennio, vincendo i Mondiali di Liverpool e Anversa, e gli Europei di Antalya e Rimini. Il kazako Nariman Kurbanov è quello che gli è andato più vicino, fermandosi ad un decimo di distanza, con 15.433
“Non sapevo di aver vinto, ma sapevo di aver fatto il mio – ha confidato ai giornalisti il venticinquenne allenato da Luke Carson, soprannominato “Prince of the Pommel” – Sapevo di aver eseguito la routine più difficile che potessi fare, al posto giusto e nel momento giusto. È in quel momento che sono venute giù le lacrime”.
L’argento di Kurbanov, prima medaglia olimpica per il Kazakistan nella ginnastica, arriva dopo la delusione per la mancata qualificazione in Giappone da specialista. Questa volta, il treno non è sfuggito al ventiseienne di Almaty che è riuscito ad arrivare in Francia attraverso il circuito della World Cup. “È stato più difficile staccare il biglietto per Parigi che vincere la medaglia – ha confessato ai taccuini, sorridendo – Adesso mi auguro che questo successo aumenti l’importanza della ginnastica nel mio Paese, rendendo magari il percorso meno duro a chi verrà dopo di me”.
Il bronzo è andato al re di Kitakyushu 2021, l’americano Stephen Nedoroscik (USA) che in qualifica aveva ottenuto lo stesso punteggio di McClenaghan, 15.200. Il suo terzo posto comunque corona un’incredibile Olimpiade che lo ha visto salire agli onori delle cronache come l’eccentrico ma adorabile “Pommel Horse Guy” degli Stati Uniti. Il ragazzo di Worcester nel Massachusetts ha tolto al due volte campione olimpico Max Whitlock, alla sua quarta ed ultima apparizione, la gioia del record di podi quattro edizioni diverse. Il britannico, bronzo a Londra, oro a Rio (anche al corpo libero) e a Tokyo, deve ingoiare l’amaro del secondo legno, dopo quello di squadra, finendo ad un solo decimo dall’obiettivo (15.200 contro il 15.300 necessario per la medaglia). A seguire gli altri grandi interpreti della disciplina: l’ucraino Oleg Verniaiev (14.966), il giapponese Takaaki Sugino (14.933), il coreano Woong Hur (14.300) e l’olandese Loran de Munck (13.733).
Domani si torna in pedana dalle 15.00 alle 17.40 con le finali agli anelli, alle parallele asimmetriche e al volteggio maschile. Per l’Italia, sugli staggi, c’è il poliziotto di Genova Alice D’Amato, campionessa d’Europa ad Antalya e Rimini, che salirà per seconda dopo la cinese Yihan Zhang. A seguire l’olimpionica in carica, la belga Nina Derwael, la britannica Rebecca Downie, l’altra cinese, la regina di Anversa Qiu Qiyuan, e la favorita, la franco algerina Kaylia Nemour, che in qualifica ha ottenuto il punteggio più alto, 15.600. Chiuderanno una gara che si preannuncia galattica la tedesca Helen Kevric e l’argento di Tokyo, l’americana Sunisa Lee. Non c’è la Biles, quindi potremmo avere l’unico oro femminile individuale diverso da Simone. E questa è già una notizia!
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