Camilla Ugolini è l’allenatrice che ha scoperto e cresciuto Manila Esposito, nella fucina di Civitavecchia. La tecnica che negli ultimi cinque anni ha portato il sodalizio laziale per ben quattro volte sul podio della Serie A nazionale, sfornando un altro talento come July Marano, si è commossa, stringendo a sé la sua ginnasta con la stretta della seconda mamma, l’una nelle braccia dell’altra, come due che hanno realizzato un sogno, camminando mano nella mano.

Eh sì, perché vincere un europeo in casa è una cosa speciale, da pelle d’oca – ci racconta in zona mista, mentre il cellulare esplode di messaggi – Avevo capito che poteva succedere il miracolo già al secondo giro. Il primo giorno che l’ho vista, quando è arrivata in società, piccolissima, stava in un gruppettino misto di bambini, diciamo un corso propedeutico. Però si intuiva che aveva delle qualità fisiche straordinarie: era veloce, sciolta, potente. Quindi l’abbiamo subito inserita nella pre-agonistica e da lì è iniziato il suo percorso.

Da quest’anno è diventata la capitana della Ginnastica Civitavecchia e adesso in Final Six, a Firenze (25-26 maggio) potremo schierare la campionessa d’Europa. Mi ricordo la sua prima gara di Serie A, nonostante fosse ancora allieva non la intimorita nessuno. Stava lì, in mezzo alle grandi, di alcune ginnaste sembrava la figlia, a testa alta, col suo programma, tranquilla e serena, a fare le sue cose. Insomma, questo sangue freddo è sempre stato la sua marcia in più, oltre al duro lavoro e all’impegno che metteva in palestra, ovviamente.

Un paio di giorni fa su Facebook, tra i ricordi, mi è comparsa una sua fotografia in verticale, datata nove anni fa, proprio di questi tempi, quando Manila prese parte alla sua prima gara Gold di un certo livello, il campionato di categoria L1, dove arrivò ventiseiesima. E’ stato un segno del destino. Quando è andata a Brescia ho sofferto la sua lontananza, sono sincera, mi mancava, ma è stata una cosa importante per lei. L’inserimento all’Accademia Internazionale l’ha aiutata a consacrarsi, a fare lo scatto definitivo, perché lì ci sono le condizioni ottimali per crescere accanto a ginnaste di livello internazionale. Per Manila ha rappresentato uno stimolo ulteriore ed era giusto non tarparle le ali.

Quando torneremo a Civitavecchia con Pierluigi Miranda le faremo una grande festa, mi sembra il minimo. Questa esperienza ce la ricorderemo per il resto della vita e ci terremo stretto al cuore ogni singolo secondo vissuto assieme. Però, attenzione, lei non è una che si accontenta, adesso ci sono le finali di specialità a trave, dov’è già la vicecampionessa d’Europa, e al corpo libero. Siamo in ballo e quindi balliamo fino in fondo. Diciamo che ha preso fiducia nei suoi mezzi e quindi, sentendosi più sicura di sé, ora vorrà sempre di più”. E anche se ai Giochi di Parigi manca ancora un po’, la Ville Lumiere sembra destinata ad accendere fantasie impronunciabili. Se non altro perché, dalle parti di Napoli, la scaramanzia è d’obbligo.

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