Prima del Congresso del C.I.O. tenutosi a Londra nel 1921, de Coubertin chiese che la sua città natale fosse scelta quale sede dell’ottava Olimpiade per celebrare il trentennio della rinascita dei Giochi, là dove tale nascita era stata decisa. Il C.I.O. accolse la candidatura e Parigi organizzò con impegno la manifestazione, anche perché era desiderio dei francesi far dimenticare la non troppo felice edizione del 1900.

Furono costruiti numerosi impianti, tra cui un grandioso Stadio aperto a Colombes, e alloggi per gli atleti. Tutti i campi di gara furono dotati di impianti elettrici e di altoparlanti. L’Olimpiade del 1924 segnò un netto progresso anche per la partecipazione, che raggiunse, per la prima volta, il numero di 44 Nazioni e 2.998 atleti (136 donne), per i risultati che registrarono il crollo di numerosi primati e un sensibile miglioramento tecnico in tutte le discipline e, infine, per il carattere di universalità che assunsero i Giochi con la presenza di rappresentative asiatiche, sudamericane e africane. Furono ancora assenti i Paesi sconfitti nella Grande Guerra.

20 furono gli sport ammessi e 137 le prove disputate nei 25 giorni dei Giochi (3 maggio – 27 luglio). L’Italia partecipò con 200 atleti (3 donne) e conseguì medaglie d’oro nella ginnastica con la squadra e Francesco Martino (anelli), nell’atletica leggera ancora con il generoso marciatore Ugo Frigerio, nel ciclismo, nella scherma e nel sollevamento pesi (tre medaglie d’oro).

Anche per la ginnastica – ancora solo maschile, in quanto il programma femminile fece la sua prima apparizione quattro anni dopo, ad Amsterdam 1928 – l’Olimpiade di Parigi segnò una svolta decisiva per la radicale modifica del programma e della regolamentazione delle gare. Furono infatti ammessi per ciascuna nazione soltanto 8 ginnasti, che concorsero contemporaneamente sia per la classifica individuale sia per quella di squadra. La riduzione dei componenti fece registrare un netto miglioramento qualitativo generale. Il programma comprendeva esercizi liberi e obbligatori, alle parallele pari, al cavallo con maniglie, alla sbarra, agli anelli, nel volteggio al cavallo in lungo e in traverso e in una prova di salita alla fune a cronometro, oltre alla gara a squadre e all’all-around.

Furono quindi compilate una classifica generale individuale, una classifica di squadra e una classifica di specialità per ogni singolo attrezzo per un totale di nove medaglie in palio. Parteciparono alle gare di ginnastica 9 nazioni e 72 ginnasti. Le prove si svolsero dal 17 al 19 luglio con scarsa presenza di pubblico.

L’Italia riportò ancora un brillante successo, vincendo per la terza volta consecutiva la classifica di squadra squadre e conseguendo una medaglia d’oro con Martino agli anelli e una medaglia di bronzo con Zampori alle parallele, piazzando l’Italia al secondo posto nel medagliere ginnico dietro alla Svizzera. La vittoria di Parigi fu il risultato di un intelligente programma di preparazione, predisposto fin dall’aprile 1923 dalla Presidenza federale in accordo con la Direzione tecnica nazionale, e della felice scelta del realizzatore di questo programma nella persona di Mario Corrias, un giovane istruttore di grandi capacità che aveva smesso da poco la pratica agonistica e che aveva già dimostrato una profonda conoscenza di tutti i problemi tecnici del nostro sport. Corrias era nato a Cagliari, ma risiedeva a Milano e svolgeva la propria attività presso la «Pro Patria ».

Dopo la prima prova di selezione nel mese di agosto, a Milano, dove furono prescelti 40 elementi, ed una seconda qualificazione a Monza, che ridusse il numero dei ginnasti a 20, si iniziò la prima parte del programma, che prevedeva l’allenamento dei ginnasti selezionati nelle rispettive sedi, con frequenti visite dell’Istruttore federale. Corrias cominciò allora il suo pellegrinaggio da una città all’altra, dando consigli e suggerimenti con la serietà, la competenza e l’affabilità che lo distingueva, conscio della sua responsabilità, ma sorretto dal suo grande entusiasmo e dalla sua fede nel nostro sport. L’allenamento collegiale conclusivo ebbe luogo nell’ospitale palestra della « Forti e Liberi » di Monza e vi presero parte i 16 ginnasti prescelti per la trasferta di Parigi, che erano:

Luigi Cambiaso e Emilio Buzzone della «Sampierdarenese», Mario Lertora e Vittorio Lucchetti (nativo di Livorno) della «Colombo» di Genova, Luigi Maiocco e Leonardo Gianninone della «Torino», Francesco Martino della «Angiulli» di Bari, Ferdinando Mandrini e Giuseppe Paris della «Forza e Coraggio» di Milano, Giorgio Zampori (nativo di Milano) del «Foot-Ball Club» di Brescia, Luigi Contessi, Gianni Mangiante e Paolo Salvi della «Forza e Costanza» di Brescia, Ottavio Monti della Forti e Liberi » di Monza, Ambrogio Levati dell’«Ardita» di Milano, Mario Tambini del «Club Atletico» di Faenza.

Durante il collegiale Corrias si prodigò per migliorare ancora la preparazione dei ginnasti, aiutato, consigliato ed incoraggiato dal Direttore tecnico Pessina, cara e paterna figura di tecnico e di educatore. I 16 ginnasti che presero parte al raduno di Monza furono inviati a Parigi, accompagnati dall’economo federale Olinto Pasta. La Presidenza federale volle così benevolmente premiare tutti per lo zelo dimostrato e per i disagi dell’intensa preparazione. Era pure presente a Parigi il vicepresidente federale Marco Cappelli. Corrias scelse sul posto gli 8 ginnasti che formarono la squadra nazionale:

Luigi Cambiaso, Mario Lertora, Vittorio Lucchetti, Luigi Maiocco, Ferdinando Mandrini, Francesco Martino, Giuseppe Paris e Giorgio Zampori.

La vittoria di squadra si restrinse subito ad una limitata contesa tra le rappresentative dell’Italia, della Francia e della Svizzera, che si dimostrarono nettamente superiori a tutte le altre, ma l’esito della gara fu incerto sino all’ultima prova. L’inizio della competizione con l’esecuzione dell’esercizio alla sbarra fu poco felice per la nostra rappresentativa, a causa soprattutto delle avverse condizioni atmosferiche che caratterizzarono la prima giornata. Corrias seppe rincuorare con intelligenza i suoi ginnasti, che lottarono con grande impegno e riuscirono a strappare la vittoria finale alla Francia e alla Svizzera con pieno merito, confermando il valore della ginnastica italiana e rinnovando per la terza volta consecutiva il trionfo dei nostri colori.

Il rendimento omogeneo dei ginnasti azzurri fu senza dubbio l’elemento essenziale decisivo della nostra affermazione alle Olimpiadi di Parigi. La squadra, infatti, pur non disponendo in generale di valori eccezionali nelle singole specialità, era composta da atleti ben addestrati in tutte le prove, vale a dire da ginnasti completi. La vittoria di Parigi fu dunque particolarmente significativa, perché ottenuta di forza dalla nostra rappresentativa, nonostante il cambiamento della formula delle gare olimpiche che comprendeva soltanto prove individuali con la conseguente esclusione di quelle collettive e malgrado la presenza della formidabile squadra elvetica, che si era ripresentata ai Giochi per la prima volta dopo la 1ª Olimpiade del 1896.

Il successo italiano fu completato dalla medaglia d’oro conquistata dal giovane barese Francesco Martino nella prova di specialità agli anelli, dalla medaglia di bronzo conseguita dal trentasettenne Zampori alle parallele e dall’onorevole quarto posto di Mandrini nella graduatoria generale assoluta, nonché dai brillanti piazzamenti di tutti i nostri ginnasti nelle varie prove.

La Jugoslavia si aggiudicò due medaglie d’oro con Stukelj, un ginnasta di eccezionali capacità (uno dei primi atleti immortalati mentre eseguiva la croce agli anelli), vincitore della graduatoria generale individuale e delle prove alla sbarra. Nato nel 1898, morì a quasi 101 anni, dopo aver visto la dissoluzione della Yugoslavia e aver vissuto più a lungo di tutti gli altri Campioni olimpici del 1924, come il più anziano oro olimpico in vita. Ágnes Keleti ha poi battuto il record: nel 2024 infatti ha raggiunto i 103 anni e detiene attualmente questo record.

Anche la Svizzera vinse due medaglie d’oro con Güttinger alle parallele e Wilhelm al cavallo con maniglie, la Francia una medaglia d’oro con Seguin al volteggio del cavallo, gli Stati Uniti una medaglia d’oro con Kriz al salto del cavallo, la Cecoslovacchia una medaglia d’oro con Supcik alla salita della fune.

Nelle Olimipadi di Parigi fecero parte della giuria i giudici italiani prof. Aldo Boiti, prof. Carlo Tassi, prof. Alberto Alberti, Angelo Ronzoni e il prof. Romano Guerra (giudice d’appello). Al rientro in Patria la nostra squadra olimpionica ricevette una affettuosa e trionfale accoglienza a Milano, dove un’enorme folla salutò il ritorno dei valorosi azzurri che furono ricevuti in Municipio. Altrettanto entusiastiche accoglienze furono tributate ai nostri olimpionici a Monza, che li aveva simpaticamente e cordialmente ospitati nell’ultima fase della loro preparazione preolimpica.

Due le curiosità. Nell’immaginario comune, il 10 perfetto in Ginnastica Artistica è associato alle Olimpiadi di Montréal e alla quattordicenne rumena Nadia Comaneci. In realtà, il primo 10 perfetto dell’era moderna risale proprio ai Giochi del 1924: ne furono assegnati ben 24, 23 dei quali nella salita della corda (specialità che venne poi eliminata dal programma). Il ventiquattresimo 10 perfetto lo ottenne il padrone di casa Albert Seguin, che lo conquistò al volteggio al cavallo in largo, che vedeva il cavallo perpendicolare alla pedana. Anche questa specialità venne poi eliminata. Quelli di Parigi 1924 poi sono tra i primi video mai registrati della Ginnastica Artistica, che ne mostrano le radici storiche. Nonostante all’epoca la Ginnastica fosse molto diversa da come siamo abituati, nelle immagini si possono ritrovare elementi che ancora oggi caratterizzano questo sport.

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