La Nazionale italiana di artistica femminile è la seconda potenza olimpica. Questo è un fatto che rimarrà negli annali, comunque vada a finire la final eight di martedì 30 luglio. Al termine della quinta ed ultima suddivisione delle qualifiche GAF le Fate sono ancora lì dove le avevamo lasciate alla fine della seconda. Nessuna delle nazionali venute dopo è riuscita a scavalcare il 166.861 (VO 41.632 – PA 43.198 – TR 41.198 – CL 40.833) delle azzurre di Marco Campodonico e Monica Bergamelli. A parte gli Stati uniti d’America, ovviamente, che comandano la classifica provvisoria a quota 172.296 (VO 44.799 – PA 43.565 – TR 42.366 – CL 41.566). La piazza d’onore virtuale di Alice D’Amato e compagne è da capogiro ed arriva al termine di una gara con dodici avversarie, non otto come dopodomani, e la formula delle quattro salite, non quella a tre della finalissima. Il ché significa che arrivare così in alto in qualifica non può essere frutto del caso, di un errore, di una caduta altrui. “Al contrario – ci tiene a precisare il Direttore Tecnico Enrico Casella – questo piazzamento è indicativo dello stato di salute dell’intero movimento. Oggi abbiamo rifatto nuovamente la storia, come ci capita spesso. Perché, per carità, la competizione odierna non assegnava medaglie, ma siamo pur sempre all’Olimpiade”. Tra l’altro in virtù del sorteggio che vede le prime due squadre girare insieme, nella final eight di Bercy, Usa e Italia saranno appaiate, cominciando al volteggio, con le ginnaste che saliranno alternandosi. Quindi, in tv, in diretta planetaria, con il mondo intero che vorrà vedere la Biles e compagne, in pedana dopo, ad esempio, Sunisa Lee salirà una fata, dopo Jordan Chiles salirà una fata e dopo la stessa Simone salirà una fata. Insomma, una finale così nemmeno nei sogni più fantasiosi del tifoso più affezionato. “In effetti, se me l’avessero detto prima di partire non ci avrei creduto – confessa Casella – Ora dobbiamo valutare le condizioni di Elisa Iorio. Ha accusato un trauma distorsivo. Di sicuro non potremo contare su di lei a trave e volteggio e in quest’ultimo, in particolare, perdiamo un doppio avvitamento. Speriamo, invece, di vederla alle parallele. Se possiamo migliorare? Certo, ma anche peggiorare – continua il DTN dell’attuale seconda forza ginnica femminile dell’Olimpo dei grandi attrezzi – Sulla carta Alice può far meglio di così al volteggio, Manila alla trave e Giorgia alle parallele. L’importante però sarà rifare gli altri esercizi bene come oggi, dove su sedici salite non abbiamo avuto nemmeno una caduta”.
Dietro, ad inseguire, ci sono team fortissimi e attrezzati, pronti ad approfittare di qualsiasi sbavatura. A cominciare dalla Cina, staccata di appena un paio di decimi e terza con 166.628 (VO 40.099 – PA 43.732 – TR 42.132 – CL 40.665)…e il fiato sul collo. A seguire il Brasile vicecampione del Mondo, che, pur potendo vantare una fuoriclasse come Rebecca Andrade, arriva al massimo fino a 166.499 (VO 42.733 – PA 41.433 – TR 41.433 – CL 40.900), a meno di quattro decimi dalle italiane e a quasi sei punti dalle rivali iridate stelle e strisce. Queste sono le quattro compagini della parte sinistra della graduatoria e dalle quali, per logica, dovrebbero uscire le tre medagliate di metallo pregiato e una di legno. Più distanti, infatti, troviamo il Giappone, quinto a 162.196 (VO 40.965 – PA 40.432 – TR 40.733 – CL 40.066), il Canada, sesto con 161.563 (VO 42.133 – PA 41.132 – TR 39.199 – CL 39.099), la Gran Bretagna, argento ai Mondiali di Liverpool 2022 e addirittura settima qui con 160.830 (VO 41.966 – PA 39.399 – TR 40.333 – CL 39.132) e la Romania che con l’ottavo e ultimo totale, 159.497 (VO 40.966 – PA 36.999 – TR 40.799 – CL 40.733) lascia fuori l’Olanda (159.096), l’Australia (158.964), una deludente Francia (158.797), tradita da Melanie Jesus dos Santos, e la Repubblica di Corea (152.496).
Ma non finisce mica qui. Il bottino generale italiano è molto, molto più ampio di così, anche a livello individuale. Nella finale a 24 del 1° agosto la FGI (anche se la missione è sotto le insegne del Coni) piazza due sue rappresentanti. La numero uno del Vecchio Continente, Manila Esposito, è quinta con il personale di 55.898 (VO 14.133 – PA 14.166 – TR 13.966 – CL 13.633), la numero due è sesta con 55.432 (VO 13.200 – PA 14.666 – TR 13.866 – CL 13.700). E i conti tornano perché le quattro che le precedono sono tutte extracomunitarie: Simone Biles, americana, leader in fuga con 59.566, Rebecca Andrade, brasiliana, sfidante con 57.700, Sunisa Lee, campionessa in carica di Tokyo 2021, con 56.132, e con 55.966 Kaylia Nemour, la franco-algerina che ha scelto il Maghreb ripudiando la patria ingrata e che è stata la prima ginnasta africana a vincere una medaglia ad un Campionato del mondo, sugli staggi di Anversa nel 2023. Con il loro piazzamento le due fate entrano così nel gruppo d’élite e quindi gireranno insieme alle interpreti più forti. Altra immensa vetrina, dunque, con tutte le televisioni e miliardi di spettatori che seguiranno Simone Biles e compagne, in un sestetto magico per un terzo colorato di bianco, rosso e verde. C’erano due americane, due italiane una brasiliana e un’algerina. Sembra l’inizio di una barzelletta e, invece, è la composizione del volteggio, nella prima rotazione del concorso generale individuale femminile. Certo, ad inseguire, dagli staggi asimmetrici ci sono pure la cinese Qiu Qiyuan, la canadese Elsabeth Black, la nipponica Rina Kishi, l’altra carioca Flavia Saraiva e tante splendide étoile volanti, che proveranno ad inserirsi per un posto al sole.
Ma non finisce mica qui, perché se da un lato non è una novità che l’artistica rosa italiana porti due dame nel completo olimpico (era accaduto a Tokyo con Martina Maggio e Alice D’Amato, a Rio de Janeiro e a Londra con Vanessa Ferrari e Carlotta Ferlito, a Pechino sempre con la Ferrari e Lia Parolari) è un inedito assoluto che vengano centrate cinque finali di specialità, grazie ad Alice D’Amato (quinta al corpo libero con 13.700 e settima alla trave con 13.866) e a Manila Esposito (settima al corpo libero con 13.633 e sesta alla trave con 13.966, attrezzi dei quali detiene, per entrambi, il titolo europeo). Ma non finisce qui, perché Alice trova il “Paese delle Meraviglie” conquistando un posto pure nella sua amata parallela, dove è stata la regina assoluta sia ad Antalya nel 2023, sia a Rimini nel 2024. Con 14.666, sesta a poco più di mezzo decimo di ritardo dall’olimpionica belga Nina Derwael – a sua volta quarta, in una final eight dominata, al momento, dalla Nemour con 15.600 e che, a sorpresa, non annovera tra le sfidanti la Biles, prima riserva con 14.433 – l’agente di polizia genovese mette a segno il record personale, e italiano, di cinque finali olimpiche in una sola edizione, sette se si contano anche quelle di Tokyo. Prima di questi due portenti, nati tra il 2003 e il 2006, l’Italdonne, nel terzo Millennio (ma potremmo dire nell’era della ginnastica moderna), aveva messo a segno soltanto la finale al volteggio di Carlotta Giovannini nel 2008 in Cina e le tre finali al corpo libero di Vanessa Ferrari, da Londra al Sol Levante. “Certo, non abbiamo ancora fatto niente – chiosa un saggio Casella, che però è molto ben consapevole del lavoro che c’è dietro a certi risultati – Ma almeno possiamo giocarcela”. Altri staranno a guardare e saranno milioni di milioni, incollati allo schermo per applaudire le “Fairy Five”.
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