Alla Bercy Arena di Parigi è successo l’impensabile, la Ginnastica Artistica femminile italiana ha scritto la storia. Finale di specialità alla trave, Alice D’Amato si è laureata campionessa olimpica e Manila Esposito ha vinto la medaglia di bronzo. La poliziotta di Genova, con il punteggio di 14.366, ha battuto tutte le migliori specialiste del globo, comprese le immense Simone Biles – caduta nell’esecuzione del suo esercizio – e Rebeca Andrade. E quest’impresa, di superare la statunitense e la brasiliana, è riuscita anche alla più giovane della spedizione targata Italia Team, la 17enne poliziotta di Boscotrecase, cresciuta alla Ginnastica Civitavecchia alla corte di Camilla Ugolini e Marco Massara, che si mette al collo il bronzo con il punteggio di 14.000. Tra le due italiane si è piazzata soltanto la cinese Zhou Yaqin con 14.100 punti. Sul podio olimpico risuona l’inno di Mameli e celebra una doppietta inedita nella ultracentenaria storia della Federazione Ginnastica d’Italia. I record sono tanti. Mai un’azzurra aveva vinto un oro alle Olimpiadi, mai aveva vinto una medaglia di specialità alla trave. E quello di Manila è anche il primo bronzo in assoluto, che va a chiudere il trittico di metalli insieme all’oro di Alice e all’argento della Squadra – completata da Giorgia Villa, Elisa Iorio e Angela Andreoli – arrivato solo pochi giorni fa. L’albo d’oro femminile a cinque cerchi sale così a quota 5 medaglie dopo l’argento di gruppo ad Amsterdam 1928, quasi un secolo fa, e l’argento di Vanessa Ferrari al corpo libero a Tokyo 2021.
E dietro questo podio olimpico c’è il duro lavoro quotidiano all’Accademia Internazionale di Brescia, dove le Fate si allenano ogni giorno sotto la guida del Direttore Tecnico Nazionale Enrico Casella e i tecnici Marco Campodonico e Monica Bergamelli. È lei l’allenatrice di questa specialità, che conosce benissimo. Tre Olimpiadi da atleta (Sydney 2000, Atene 2004, Pechino 2008) e due da allenatrice (Tokyo 2021 e Parigi 2024), Monica ha gareggiato al fianco di Vanessa Ferrari vincendo l’Oro europeo a Squadre a Volos nel 2006.
Nessun rimpianto per l’ultima finale di questa fantastica spedizione dei grandi attrezzi. D’Amato ed Esposito, infatti, sono state protagoniste anche al corpo libero proprio dopo aver festeggiato le medaglie nella cerimonia di premiazione, in cui una commossa Donatella Sacchi, presidente del comitato tecnico della Federazione internazionale, ha messo al collo di Alice la medaglia più preziosa. Purtroppo Manila va a chiudere la classifica, complice una caduta sulla prima diagonale e si accontenta di un 12.133 che non rispecchia il valore del suo esercizio. D’Amato, invece, conclude in sesta posizione con 13.600, a poco più di un decimo e mezzo dal bronzo della statunitense Jordan Chiles. Fa rumore, eccome, che l’oro olimpico sia della brasiliana Andrade che beffa la regina Simone Biles di un battito di ciglia: 14.166 contro 14.133. La campionessa olimpica all-around paga due uscite di pedana con entrambi i piedi.
Alice D’Amato con un oro e un argento olimpico fa meglio di Jury Chechi, oro e bronzo, e di Igor Cassina, oro ad Atene. Solo Franco Menichelli nel dopoguerra ha vinto più medaglie olimpiche (bronzo a squadre e al corpo libero a Roma ’60, oro al corpo libero, argento agli anelli e bronzo alle parallele a Tokyo ’64). Gioia incontenibile anche per l’altra gemella D’Amato, Asia, infortunatasi agli Europei di Rimini e costretta a saltare Parigi 2024: “Non ci credo, sono in lacrime. Appena finito alla trave, lo sapevo che sarebbe stata medaglia perché era un grande esercizio. Ci credevo, non potrei essere più orgogliosa di lei: dopo tutto quello che abbiamo passato – gli infortuni, la perdita di papà – meritava la medaglia individuale dopo quella di squadra. Non vedo l’ora di abbracciarla”, ha concluso Asia.

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